MUNDUS FURIOSUS
MUNDUS FURIOSUS
(Grand Hotel della Posta)
Ospite e relatore della serata il Senatore Prof. Giulio Tremonti, che ha trattato della riflessione non ortodossa sugli scenari presenti e futuri al ritmo alternato della paura e della speranza, traendo spunto dalla sua ultima opera dal titolo “Mundus Furiosus”.
La serata, alla presenza di S.E. il Prefetto di Sondrio Dr. Giuseppe Scalia, si è tenuta in intermeeting con numerosissimi soci dei Lions Club Sondrio Host, Sondrio Masegra, Montagna-Grumello, Tellino e Morbegno.
Il titolo del libro, ha esordito Tremonti, è stato mutuato da un’opera pubblicata ad Amsterdam nel 1597 dopo gli sconvolgimenti seguiti alla scoperta delle Americhe (spostamento dei mercati dall’Oriente all’Occidente, grandi cambiamenti nel mondo scientifico, invenzioni e introduzioni di macchine, nuove religioni, migrazioni di massa), che trasformarono la relativa tranquilla Europa in un Mundus Furiosus, come Furiosus è il mondo di oggi, per molte cause: la globalizzazione, le grandi migrazioni, le macchine digitali e i robot (che rubano lavoro e impoveriscono il ceto medio), la potenza della finanza globale e la rete.
Nel 1989, anno della caduta del muro di Berlino, si innescarono grandi cambiamenti politici. La globalizzazione e il potere della finanza internazionale hanno provocato la modifica degli Stati, non più vincolati al proprio territorio, verificandosì così quanto avevano previsto Marx nel “Manifesto” (“..all’antica indipendenza nazionale si sovrapporrà una interdipendenza globale”) e Goethe nel “Faust” (“i biglietti alati voleranno tanto in alto che la fantasia umana, per quanto si sforzi, non potrà raggiungerli”). Profezie che si sono avverate con la delocalizzazione della ricchezza che è passata al “virtuale” (l’oro non conta più), come la cambiale di Mefistotele o la frase “abbi fiducia in me, credi in me”, versi stampati sulle banconote della Repubblica di Weimar, e si sa che fine hanno fatto.
Contro lo strapotere della finanza internazionale e della deregulation partita dagli USA, Tremonti intervenne in varie sedi, anche da Ministro, manifestando il desiderio di abolire gli Hedge Funds e auspicando stretta vigilanza dei mercati finanziari da parte del FMI e della Banca Mondiale e fu oggetto di commenti da parte degli Americani per la sua “filosofia economica eclettica, diffidente verso i benefici della globalizzazione”.
Le sue tesi venivano e vengono considerate non politically correct in quanto ostili al “pensiero unico”, al sopravvento di una ideologia totalitaria (“il mercatismo”), con tutto il potere concentrato sul denaro assunto a nuova religione pagana. Il pensiero “ortodosso” fu quello che portò nel 2008 al fallimento della Lehman Brothers. Tremonti sostiene che la globalizzazione può essere buona solo se ben regolata.
Il nostro Senatore individua l’attuale situazione da “Mundus Furiosus” in queste cinque cause:
Le migrazioni delle masse, paragonabili ai grandi trasferimenti di popoli del passato. Fattori principali sono le TV commerciali e la rete che diffondono il sogno del benessere dell’Occidente e, soprattutto, le guerre, la caduta di Stati e regimi, il terrorismo internazionale, con grandi colpe dell’Occidente;
La degenerazione della finanza, che ha innescato la crisi del 2008, che, in assenza di doverosi provvedimenti, si prospetta ancora lunga. La finanza “virtuale” muove volumi enormemente maggiori della dimensione dell’economia reale, passando da strumentale a principale. Strumenti finanziari “buoni”, come la copertura dei rischi di cambio o di tasso, si sono trasformati in strumenti complessi e pericolosi. La degenerazione parte negli anni ’90 in America con la deregulation che legittimava la speculazione sui mercati con nuovi strumenti finanziari (i “derivati”) e toglieva i vincoli preesistenti. I tassi di interesse oggi sono vicini allo zero o addirittura “sotto zero” e ciò sarà la fine del capitalismo. La finanza ormai comanda su governi, stati, popoli e trasforma le democrazie in oligarchie.
La rivoluzione digitale, internet e i nuovi strumenti tecnologici, rete e piattaforme informatiche e le loro applicazioni in tutti i campi, stanno erodendo la democrazia e le basi delle libertà. I robot stanno sostituendo e sostituiranno sempre più il lavoro dell’uomo, diventerà insostenibile il nostro welfare con la vita che si allunga e il periodo lavorativo che si accorcia. Non per niente Bill Gates sostiene che bisognerebbe tassare i robot.
La terza guerra mondiale, a spezzatino, come sostiene Papa Francesco. Finita la guerra fredda con la caduta del muro di Berlino, è venuta la “pace mercantile” nel 1994 col WTO ed il ruolo guida degli USA che oggi, con la crisi, non riesce più a funzionare. Con l’instabilità geopolitica le grandi potenze stanno combattendo una specie di guerra coloniale, dall’Africa alle calotte artiche, alla conquista di aree di influenza per il controllo delle materie prime, per acquisire diritti di sfruttamento dell’energia, del petrolio e del gas, per la sovranità dei mari e il diritto di sfruttamento del fondo marino.
La crisi generale dell’Europa, a partire dall’unificazione della Germania (fu un bene? Andreotti era contrario, diceva che voleva così bene alla Germania da volerne due) che ha dato inizio a due passaggi fondamentali, la Moneta e le Regole.
Si credeva fossero strumenti utili per rinnovare l’Europa, ma oggi constatiamo che è venuta meno la sussidiarietà ed è diminuita la sovranità degli Stati, perché non c’è mai stato un Governo senza moneta e una moneta senza governo. Si è persa la visione dei fondatori e ci si è dedicati a regolamentare tutto in maniera eccessiva, opprimente, deleteria soprattutto per il tessuto delle piccole aziende italiane.
Alla situazione attuale ci hanno portato cinque fenomeni in sequenza:
L’allargamento frettoloso dell’Europa verso l’Est (gli ex paesi comunisti), passando da 12 a 28 Stati ha prodotto un grave squilibrio e paralizzato la macchina politica europea. La trasformazione dell’Europa da economica (MEC) a politica non aveva previsto la globalizzazione, che abbiamo subìto e non guidato.
La globalizzazione è entrata in un’Europa impreparata, impegnata a costruire regole paralizzanti per costruirsi un mercato perfetto, mentre il mondo si muoveva velocemente con altri modelli economici e politici, spiazzandoci nella competizione globale.
L’Euro, una moneta dissociata tanto dall’oro quanto dalla sovranità nazionale. I suoi inventori volevano federare con i portafogli anche i cuori degli europei, ma oggi vediamo che sta producendo effetti opposti, divisivi tanto sui portafogli quanto simmetricamente sui cuori degli europei.
La crisi, parola che non si trova nei “Trattati di Unione”, dominati da una filosofia politica positiva, non era stata prevista. La gestione della crisi è stata pessima come nel caso della Grecia, prima euforicamente finanziata (Olimpiadi e finanza privata) soprattutto dalle banche tedesche e francesi, poi, a seguito della crisi, i generosi aiuti europei (anche italiani) hanno salvato i creditori (banche tedesche) e costretto i Greci a misure tali da ridurli in condizioni miserabili.
L’evoluzione assolutistica dell’Europa che più diventa grande, più si indebolisce, più cresce di dimensione fisica più perde forza politica. L’Unione Europea è una fabbrica che produce leggi a dismisura e stampa chilometri di Gazzette Ufficiali (nel 2015 più di 30.000 pagine pari a 151 Km). Sono falliti tutti i tentativi di denunciare la degenerazione e ridurre gli eccessi del processo legislativo europeo, come aveva cercato di fare sul Lago Maggiore citando la Gazzetta Ufficiale Europea che stabiliva la misura delle uova e gli spazi per le galline, ammonendo che “se si perde tempo in queste cose, finisce che tutta l’Europa fa la fine della gallina, e cioè che viene messa in pentola da un cuoco cinese”.
Secondo Tremonti l’Europa deve cambiare rotta, se va avanti così rischia la dissoluzione e il ritorno (che sarebbe costosissimo) alla divisione in tanti Stati. Si dovrebbe arrivare a una Confederazione, tornare allo spirito originario di un’Europa di Stati Sovrani federati che gestiscono in comune le cose più importanti, che si concentra sulle cose essenziali, basandosi sul principio della sussidiarietà, lasciando agli Stati soci il governo nei settori che non sono di competenza esclusiva dell’Europa.
Gino Antonio Giudici