01/01/2019
RICORDO DI GIULIO CARUGO (1929-2018)

Domenica la prima di dicembre, aria di Natale. E' calata la sera e per il cielo si è diffuso uno sfavillio che viene da una fila pressoché ininterrotta di auto in un senso e nell'altro.

E' calata la sera, mentre il clima era di festa, non di una giornata ma di una vita, anche questa con uno sfavillio d'altro tipo. Ne è fonte l'evidenza di un dovere compiuto nei confronti della comunità e che viene da una attività altruistica pressoché ininterrotta sino quasi ai 90 anni.

La calata della sera è quella di Giulio Carugo, tellino da sempre ancorché nato, il 14 maggio 1929, in Aprica, di cui 5 anni fa era stato insignito della cittadinanza onoraria da lui apprezzatissima.

Dopo la laurea nel 1955, specializzazione in anestesia, i primi passi professionali a Milano e poi se n'era andato a Parigi tornando dopo tre anni con un doppio esito positivo. Da un lato era stata l'occasione per un perfezionamento professionale avanzato ma dall'altro tornava con un vero regalo, Helene, che da allora lo ha sempre accompagnato dandogli un figlio, Oliviero, e due figlie, Stefania e Giulia. Non contento però aveva varcato l'Atlantico andando al Massachusetts General Hospital. Avrebbe potuto continuare su un percorso assai promettente, anche luminoso. No, il richiamo della Valle era troppo forte per cui eccolo all'inizio degli anni '60 diventare medico condotto a Teglio per poi, all'inizio degli anni '70, diventare primario anestesista all'Ospedale di Tirano.

Il suo impegno non si esaurì nel campo professionale A Teglio fu segretario della Democrazia Cristiana per poi entrare nel Comitato Provinciale. Eletto nel 1970 consigliere provinciale gli fu affidata in Giunta la delega per la sanità. Incarico importante perché allora dipendeva dalla Provincia il “manicomio” con oltre 500 ospiti. Nel 1975 gli fu offerta la candidatura al Parlamento ma non volle saperne. Meglio la Valle che un seggio alla Camera.

Fu socio attivo del Lions Sondrio Host e Presidente negli anni sociali 1993/94 e 1994/95, due anni sociali consecutivi, unico caso dal 1956.

Aveva un fascino particolare. Esteriormente per una singolare barba fra cui si intrufolava la onnipresente pipa, e la foto che pubblichiamo ne dà contezza. Quello però che ricordiamo è quel suo modo di parlare, quasi sussurrato, sobrio, razionale ma sempre di una umanità profonda.

Non ce ne sono molti, oggi, di tal fatta.

Alla diletta sposa e ai figli il nostro cordoglio.

Alberto Frizziero